L’autore, Jonathan Safran Foer, non è nuovo all’argomento climatico. Scrisse altri libri, o meglio dire romanzi, intrisi di questo problema. In questo specifico caso, l’autore desta curiosità già dal titolo, che sostanzialmente non si comprende se non leggendo il testo.

Premetto che, per chi si approccia con curiosità a questo libro, non conoscendo nei dettagli la questione dei cambiamenti climatici, verrà colpito al cuore, ma anche alla mente. Per chi invece già è a conoscenza approfondita dell’argomento, su quali siano le cause del riscaldamento globale, questo è un libro comunque da leggere, perché è come un pugno nello stomaco, sotto molti punti di vista. Non se ne fa solo una questione di numeri, ma è un problema emotivo, psicologico. Foer cerca di comprendere a fondo perché, nonostante noi siamo a conoscenza di dati scientifici rilevanti sull’argomento, non siamo lo stesso in grado di adeguarci per combattere la crisi climatica.

Allevamenti intensivi ed inquinamento

La questione principale in questo libro è il consumo di carne e derivati sulle nostre tavole, ma non è un’incitazione al veganismo. No, di questo non se ne parla. Si approfondisce l’argomento del perché gli allevamenti intensivi siano una delle principali cause dell’inquinamento e qua vi lascio un articolo di approfondimento sull’argomento di Greenpeace. Per i più questo concetto non è sempre chiaro, ma è necessario parlarne, capire cosa c’è alla base del problema climatico. Sta di fatto che i nostri allevamenti intensivi generano più inquinamento delle nostre auto ma, mentre l’inquinamento dato dai gas di scarico dei nostri mezzi ci è chiaro perché ne respiriamo abbondantemente la puzza, quello degli allevamenti non è così visibile, anche se fa molto più male.

Per chi è a digiuno di queste nozioni, già questa notizia non è delle più promettenti. E questo libro gira intorno a questa tematica creando un vero buco nello stomaco. L’ansia per quello che sarà, per quello che lasceremo intrisa di consapevolezza che non sarà possibile salvarci da questo problema. Ma perché non possiamo farlo?

Ecco che Foer srotola motivazioni fondate, in cui l’aspetto neurologico e psicologico sono fondamentali e paradossalmente vincolanti nella nostra mente.

L’inquinamento e la nostra mente

Questo saggio di Foer, il cui titolo forse poteva essere tradotto meglio ma che comunque rimane: Possiamo salvare il mondo, prima di cena, perché il clima siamo noi è un saggio che definirei “romanzato”. Foer racconta della sua vita, del suo rapporto con la carne, di eventi familiari vicini e lontani, che ritmano il testo che rimane amaramente scorrevole. Amaramente, perché lo leggi velocemente ed con incredulità. Sappiamo che dobbiamo abbattere il problema dell’inquinamento, tutti sappiamo del buco dell’ozono e dell’effetto serra. Ognuno di noi, intorno ai 40 e oltre, si rende assolutamente conto che il clima sta cambiando repentinamente. Sentiamo parlare sempre più spesso dello scioglimento dei ghiacciai e dell’inquinamento dei mari ma, nulla, non facciamo sostanzialmente nulla. Nulla di particolarmente rilevante per contrastare questi problemi. Da un lato li sentiamo vicini, dall’altro sono problemi troppo grandi e per i quali abbiamo difficoltà ad immaginarci le conseguenze a breve termine.

Parallelismo tra inquinamento e nazismo

Nella prima parte del libro, per le prime 75 pagine, Foer non parla di inquinamento o di allevamenti intensivi. Parte presentando il problema emotivo. Entra nel profondo del racconto psicologico, parlando di sua nonna, parlando delle sue origini ebraiche. Sviscera il problema dei meccanismi mentali che fanno si che una persona decida o meno di scappare. Analizza l’incredulità di chi, dall’altra parte dell’oceano, non riusciva a credere alla barbarie che stava accadendo in Europa. Un fenomeno impensabile, così tanto da diventare credibile. Allo stesso modo noi, uomini d’oggi, ci approcciamo al problema climatico. Con incredulità verso quello che può avvenire. Potenzialmente ne abbiamo paura ma non sappiamo come fare, come risolvere, ci sentiamo inutili, troppo piccoli verso un problema così grande, tanto grande e comune che può stare lì, mentre svolgiamo la nostra vita di tutti i giorni, inconsapevoli del fatto che ormai il tempo è scaduto.

Il nostro rapporto con la carne

Abbiamo un rapporto viscerale con il consumo di carne. Poche sono le persone che non amano farsi un hamburger o una costina alla brace. Amiamo la carne, ci piace, la mangiamo fin da quando siamo piccoli, dallo svezzamento. Quando ne sentiamo l’odore ci vien subito l’acquolina alla bocca. Difficilmente riusciamo a pensare alle nostre tavole senza prodotti animali. Anche se leggiamo tutti i saggi del mondo sulla questione dell’inquinamento derivato dagli alimenti intensivi, rimane il fatto che è difficile sradicare un’abitudine squisita. E lo ammette personalmente Foer. Lui è il primo, nonostante i libri scritti sull’argomento, che fa un passo indietro, confermando quanto sia difficile cambiare quest’abitudine. Questo libro diventa un dibattito contrastante tra cuore e mente, tra quello che dovremmo fare razionalmente e quello che non riusciamo a fare emotivamente.

Perché leggere “Possiamo salvare il mondo, prima di cena”

Questo è un libro necessario, alla base di una sana cultura generale per poter comprendere cosa ci siamo creati e cosa ora dobbiamo domare e distruggere. Libro intenso di riflessioni che va al di là dei numeri, dei soli dati scientifici ma ci mette di fronte al problema, come un pugno nella pancia. Il libro è carico di riferimenti storico-sociali, di punti di vista differenti. Il problema è sviscerato in maniera completa. L’autore cerca di affrontare tutti quei dubbi e perplessità che ne possono derivare dall’abbattimento del sistema “allevamenti intensivi”. Questo è un libro che dovrebbe essere letto sia dai giovani, nelle scuole, sia da adulti. Tutti siamo coinvolti in questo problema, tutti ne siamo la causa e tutti possiamo esserne la risoluzione. Foer, ad un ceto punto dice: “Sono io la persona che sta mettendo in pericolo i miei figli”. Ecco, noi tutti stiamo mettendo in pericolo la vita dei nostri figli, dei nostri nipoti e delle generazioni future.